Il Dito a Scatto

Che cos'è il dito a scatto? Quali strutture colpisce?
Nel precedente post abbiamo visto una delle tenosinoviti più frequenti, la Sindrome di De Quervain. In questo nuovo articolo, vedremo un'altra condizione piuttosto frequente nell'ambito delle tenosinoviti, ovvero il dito a scatto.
Il dito a scatto è la tenosinovite stenosante che interessa le pulegge e i tendini dei flessori delle dita e del pollice ed è così chiamata perché causa uno scatto dei tendini flessori quando il paziente flette o estende le dita. Le pulegge sono dei tunnel fibrosi entro cui scorrono i tendini, facilitati anche dalla presenza delle relative guaine. Questi tunnel trattengono gli stessi tendini vicino alle ossa con lo scopo di ottenere il movimento di flessione delle dita.

La tenosinovite stenosante si presenta quando nella guaina tendinea si sviluppa una zona di rigonfiamento a causa dell'infiammazione. Ogni volta che deve attraversare la puleggia vicina al rigonfiamento, il tendine viene schiacciato con conseguente dolore e una sensazione di scatto nel dito corrispondente. Quando il tendine scatta produce ulteriore infiammazione e gonfiore e si crea così un circolo vizioso che sostiene l'infiammazione, il gonfiore e lo scatto. Talvolta, il dito può rimanere bloccato in flessione ed è necessario riportarlo passivamente in posizione. Le cause per questa patologia possono essere diverse, come ripetuti microtraumi, sovraccarico funzionale ma anche patologie sistemiche come ipotiroidismo, artrite reumatoide, diabete e gotta.
L'incidenza di questa patologia è piuttosto alta fra i 50 e 60 anni ed, in particolar modo, fra le donne. Le dita più colpite sono il pollice, l'anulare e il medio. In maniera minore possono essere interessati anche indice e mignolo. La classificazione di Wolfe propone uno schema in base all'evoluzione clinica:
- GRADO I: il paziente riferisce dolore a scatto, senza che ci sia un effettivo scatto all'esame obiettivo
- GRADO II: all'esame obiettivo c'è lo scatto ma è ancora possibile l'estensione attiva
- GRADO III: presenza di scatto ed estensione possibile solo passivamente
- GRADO IV: retrazione irriducibile in flessione
I sintomi, come facilmente si può intuire, sono il dolore, soprattutto nel riportare il dito alla posizione naturale, l'infiammazione e la presenza di scatto durante il movimento. La diagnosi viene eseguita dal medico tramite esame obiettivo ed eventuale supporto di indagini strumentali che evidenziano la presenza dell'infiammazione.
Il trattamento prevede iniziale uso di antinfiammatori, riposo dall'attività scatenante e tutori per scaricare l'articolazione e ridurre l'infiammazione. L'esecuzione di infiltrazioni di cortisone ha un'elevata percentuale di successo. In caso in cui la situazione si prolunghi o ci sia insuccesso dell'iniziale trattamento conservativo, è necessario ricorrere alla chirurgia, con un piccolo intervento eseguito in day hospital, che prevede il sezionamento longitudinale della puleggia a livello del palmo della mano per liberare le strutture compresse e ridurre il gonfiore dell'infiammazione. Successivamente sarà necessario eseguire fisioterapia per trattare la cicatrice chirurgica che, seppur piccola, può causare aderenze e rendere difficoltoso il normale gesto di flesso-estensione del dito. Inoltre, la riabilitazione è necessaria per rieducare il movimento corretto e ritornare in sicurezza all'attività lavorativa. La prognosi è favorevole e normalmente è possibile ritornare alla normalità in breve tempo.
Purtroppo, come spesso accade, la letteratura sui musicisti è assente per questa patologia ma strumenti che necessitano di rapidi movimenti con le dita, possono esserne colpiti. Masoud Yavari e altri due colleghi, nel 2010, hanno eseguito un case report su un paziente uomo di 46 chitarrista che presentava dito a scatto in tutte e 5 le dita della mano sinistra e all'anulare della mano destra. Il paziente, in seguito a infiltrazioni di cortisone inefficaci, ha subito l'intervento per liberare i tendini coinvolti ottenendo la completa risoluzione del disturbo. Questo caso è sicuramente raro, ma ci indica la possibilità di sviluppare questa patologia anche tra i musicisti. L'importante è sempre prevenire tramite riscaldamento e riposo tra un esercizio e l'altro ed intervenire tempestivamente rivolgendosi a un medico, qualora compaiano i sintomi.
BIBLIOGRAFIA
Grassi FA, Pazzaglia UE, Pilato G, Zatti G. "Manuale di ortopedia e traumatologia". Seconda edizione, Elsevier, 2012
Sito web Humanitas: https://www.humanitas.it/malattie/tenosinovite-stenosante
Yavari M. , Hassanpour SE., Mosavizadeh SM. "Multiple Trigger Fingers in a Musician: A Case Report". Archives of Iranian Medicine, 2010 (3), vol.13, 251-252.