Ernie discali e mal di schiena

Che cosa sono le ernie discali? Causano mal di schiena?
In questo nuovo post parliamo di un argomento conosciuto a tutti e molto controverso: le ernie e il mal di schiena. Nella nostra cultura, soprattutto per chi non è nel campo medico e riabilitativo, si pensa sempre che il dolore alla schiena sia per forza causato dalla presenza di una o più ernie discali. Oggi vedremo che non è così.
La colonna, dalle vertebre cervicali a quelle lombari è provvista di dischi intervertebrali che permettono di ammortizzare gli urti, scaricare il peso e migliorare i movimenti. I dischi, composti da una parte gelatinosa (il nucleo polposo) e una parte circolare esterna di fibre collagene (l'anulus fibrosus) subiscono costantemente le pressioni del nostro corpo e dei movimenti e, a lungo andare o talvolta per traumi improvvisi, possono deformarsi o rompersi causando ernie. Esistono due tipi di ernie: l'ernia molle, tipica del tratto lombare, che consiste nella fuoriuscita di materiale discale e l'ernia dura, tipica invece della cervicale, è il risultato di una prolungata sofferenza del disco associata a spondilosi, ovvero lo scivolamento delle vertebre e la comparsa di osteofiti.

La protrusione del disco è semplicemente lo sfiancamento dello stesso in seguito a carichi prolungati. Non andando a interessare il canale vertebrale, non è quasi mai responsabile di sintomatologia dolorosa. L'ernia è invece la fuoriuscita di porzioni più o meno grandi di materiale discale dai suoi confini anatomici. In base alla quantità di materiale espulso si parla di ernia contenuta, espulsa e migrata. In base invece alla localizzazione, l'ernia può andare a comprimere il midollo spinale o i nervi periferici che passano per i forami vertebrali. Infatti, si parla di ernia mediana, paramediana, postero-laterale (la più frequente), intraforaminale ed extraforaminale. Quando avviene un'erniazione, attorno al materiale espulso si crea anche un piccolo processo infiammatorio che gonfia ulteriormente la zona e può, a sua volta, comprimere il midollo o i nervi.


Movimenti di flessione con la colonna, lavori pesanti che prevedono grandi sforzi con la colonna ma anche lavori statici seduti che non permettono di scaricare il peso anche sulle gambe, sono sicuramente dei fattori di rischio per la formazione di ernie. Lungo la colonna, la sede più frequente è sicuramente il tratto lombare e in particolare i dischi compresi fra le vertebre L3-L4, L4-L5 e L5-S1 perché, a questo livello, la colonna è nel punto di massima lordosi lombare e inoltre, deve sostenere il peso di tutta la parte superiore del corpo. A livello cervicale, le ernie sono molto rare e come abbiamo detto, sono soprattutto di tipo duro. Nel caso in cui vi sia un'ernia importante, questa può dare origine a sindromi nervose periferiche caratterizzate da dolore, deficit sensitivi come parestesie e formicolii lungo tutto l'arto interessato e deficit motori. Nei casi più gravi e nelle fasi più avanzate si può arrivare persino alla paralisi, con danno irreversibile alla radice nervosa. La diagnosi sarà quindi basata sull'esame obiettivo, esame della sensibilità e dei riflessi, esame della forza e risonanza magnetica per verificare l'effettiva presenza di ernia. La terapia è conservativa nei casi più leggeri, basata sulla fisioterapia e l'uso di antinfiammatori. Nei casi di ernie importanti si può scegliere l'intervento chirurgico per ridurre l'ernia e liberare la zona compressa.
Tutto questo in linea teorica. Nella pratica, il dolore alla schiena (o alla cervicale) è molto più complesso e, molto più spesso di quanto si pensi, l'ernia del disco non è la causa dei sintomi riferiti dal paziente. Una protrusione o un'ernia sono segni molto comuni e facilmente riscontrabili in una risonanza magnetica, anche in soggetti che non presentano alcun disturbo. Infatti, molto spesso non c'è alcuna correlazione fra ernia e sintomi! Ad esempio, nello studio condotto da Svanbergsson et al. è stata osservata, tramite risonanza magnetica, la presenza di ernia discale nel 38% dei pazienti presi in esame ma la correlazione fra la presenza di ernia e i sintomi è risultata molto scarsa. Inoltre, secondo molti studi, un'ernia guarisce spontaneamente nell'arco di 6 settimane circa e non sarebbe quindi la causa di dolori alla schiena prolungati. Da uno studio di revisione della letteratura condotto da Chiu et al., è stato osservato che le ernie migrate regrediscono spontaneamente nel 96% dei casi, le ernie nel 70% dei casi, le protrusioni nel 41% dei casi e i bulging (lievi protrusioni) nel 13%.
Queste considerazioni ci dicono che un mal di schiena ha, di frequente, cause diverse da un'ernia e vanno quindi eseguite delle valutazioni più approfondite da parte del medico e del fisioterapista. Molto spesso infatti, dei Trigger Points attivi agli addominali o ad alcuni muscoli della schiena e dei glutei, simulano perfettamente un dolore alla schiena o un disturbo neurologico da compressione nervosa. Ad esempio, il muscolo Medio Gluteo, uno dei muscoli più importanti per la stazione eretta, ha un Trigger Point che da lo stesso dolore e la stessa localizzazione di un dolore da sciatica. Altre cause di mal di schiena possono essere l'artrosi e problematiche viscerali come il ciclo mestruale.

Nella mia esperienza professionale ho osservato che problemi di origine muscolare e miofasciale sono causa di dolori alla schiena in maniera molto più importante e più frequente di un'ernia del disco. Spesso però, medici e fisioterapisti, alla vista di un'ernia nella risonanza magnetica, si concentrano esclusivamente su quello senza trovare e risolvere il vero problema del paziente. Anche i musicisti, per le posture asimmetriche e innaturali, per il peso dello strumento e per la posizione seduta assunta per molte ore, possono facilmente sviluppare dolori alla schiena e alla gambe. La cosa importante è parlare con un medico e un fisioterapista per trovare al più presto una soluzione che, spesso, è più facile di quello che si pensi.
Questo post ha quindi lo scopo di portare alla vostra attenzione un aspetto spesso misconosciuto dai pazienti che causa ritardo nel trovare la terapia più efficace, spreco di energie e risorse economiche, fino ad arrivare a frustrazione e altri disturbi psicologici a causa della difficoltà nel trovare una soluzione al dolore.
BIBLIOGRAFIA
Grassi FA, Pazzaglia UE, Pilato G, Zatti G. "Manuale di ortopedia e traumatologia". Seconda edizione, Elsevier, 2012
Svanbergsson G., Ingvarsson T., Arnardóttir RH. "[MRI for diagnosis of low back pain: Usability, association with symptoms and influence on treatment]". Laeknabladid. Jan 2017;103(1):17-22
Chiu
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review". Clin Rehabil. Feb
2015; 29(2):184-195